Perché i supermercati non accettano i contenitori riutilizzabili per prodotti alimentari portati dai clienti? Questo il tema centrale di un’indagine di Greenpeace e ilfattoquotidiano.it, che evidenzia come, nonostante i riferimenti normativi in materia introdotti nel 2019 relativi al Decreto Clima, si tratti di una prassi scarsamente conosciuta in Italia.
I risultati conseguiti mostrano come la concessione dell’utilizzo di confezioni riusabili sia ancora poco integrata (anzi, spesso ignorata). Infatti, 30 supermercati su 54 in dieci città italiane non hanno permesso di acquistare prodotti alimentari sfusi in contenitori portati da casa al posto delle confezioni monouso, evidenziando come nel 56% dei casi la legge non venga rispettata.
Ma come specifica Greenpeace, “il riuso è uno dei principi cardine dell’economia circolare” e per supermercati e GDO (Grande Distribuzione Organizzata) dovrebbe essere centrale considerarlo come parte delle proprie politiche di packaging sostenibile.
Decreto Clima: cosa si dice sui contenitori riutilizzabili
A disciplinare l’uso di contenitori portati dai clienti al posto degli imballi monouso nei supermercati è il Decreto Clima (legge n. 141 del 12 dicembre 2019). In particolare, all’articolo 7, si stabilisce che:
Nonostante il Decreto Clima sia in vigore da ormai tre anni, la consapevolezza dell’opportunità d’uso di contenitori riutilizzabili sembra essere ancora poco diffusa, sia presso i consumatori sia presso i dipendenti dei supermercati. Infatti, dall’inchiesta di Greenpeace e ilfattoquotidiano è emerso che in molti casi l’opportunità di acquisto è stata negata e gran parte del personale ha dichiarato di non essere a conoscenza delle disposizioni previste dal Decreto.
Di conseguenza, perché supermercati e realtà della GDO possano conformarsi al Decreto Clima, devono concentrarsi sull’educazione del personale e della clientela offrendo prototipi di packaging riutilizzabili per alimenti sfusi al posto degli imballi monouso.
Riuso e circolarità con i contenitori alimentari sostenibili
I contenitori riutilizzabili sono tra le più importanti proposte di packaging sostenibile da adottare per i supermercati. Utilizzare più volte un oggetto si inserisce tra i comportamenti sostenibili che favoriscono la transizione a paradigmi di economia circolare.
Specie se si parla di riutilizzare oggetti con una significativa incidenza sulla natura in termini di sprechi, rifiuti ed inquinamento lungo il loro intero arco di esistenza. Infatti, l’Eurostat stima a 79.3 milioni di tonnellate il volume di rifiuti di imballi nel 2020, circa 177.2 kg per abitante dell’Unione Europea.
La proposta di supermercati e GDO sull’uso di contenitori riutilizzabili va incontro anche le nuove tendenze dei consumatori, per i quali la sostenibilità è sempre più cruciale nei processi di acquisto e negli stili di vita. D’altro canto, si tratta di un aspetto a cui pure le istituzioni, nazionali e comunitarie, prestano crescente attenzione con riferimenti legislativi. In merito, ad esempio, le proposte future per imballi riusabili per bevante calde e fredde, cibo da asporto, ecc.
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I contenitori riutilizzabili per alimenti come strategia di packaging sostenibile
I contenitori riutilizzabili sono esempi di packaging sostenibile, realizzati in modo che abbiano le caratteristiche fondamentali degli imballi nella protezione da deterioramento di ciò che contengono e si possano adoperare più volte. Nel caso dei prodotti alimentari sfusi venduti nei supermercati, si tratta nello specifico di confezioni progettate per conservare al proprio interno i cibi in maniera adeguata e, allo stesso tempo, per il riuso.
Creare dei packaging alimentari da utilizzare più volte richiede valutazioni riguardo impatto ambientale durante tutto il ciclo di vita, conservazione e preservazione del contenuto da alterazioni, scelta dei materiali adatti a seconda del tipo di contenuto. In questo, ad esempio, potrebbero essere i supermercati a proporre contenitori riutilizzabili idonei per i propri clienti, di modo che si sentano coinvolti e rendano abituali comportamenti a salvaguardia dell’ambiente.
Come fare brand strategy con lo sfuso?
Ostacoli alla diffusione dello sfuso sono spesso gli stessi uffici di marketing, che sconsigliano la pratica perché il prodotto senza packaging, con il logo in bella vista, andrebbe contro le buone pratiche di sviluppo della brand identity, rendendo il marchio poco riconoscibile nel mare delle proposte. Sotto questo aspetto, va infatti ribadito il ruolo del packaging nell’affermazione del marchio.
Il nome del brand e il logo, stampati sulla confezione, diventano progressivamente riconoscibili attraverso lo sviluppo continuativo e integrato della comunicazione e delle promozioni. Qui sta una delle difficoltà dello sfuso: se viene adottato senza ripensare al posizionamento del marchio e senza affidarsi ad ecodesigner esperti che sappiano come brandizzare i contenitori per il refill, può essere rischioso.
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Conclusioni. Contenitori riutilizzabili per la GDO e l’esempio “Spesa Sballata”
Nonostante i buoni propositi del Decreto Clima riguardo il ricorso a contenitori riutilizzabili, non sembrano essere ancora visibili effettivi risultati a beneficio dell’ambiente. Questo deriva sicuramente dalla poca conoscenza riguardo questa possibilità, sia da parte dei clienti che da parte degli stessi supermercati. Allo stesso tempo, sono evidenti nelle tendenze dei consumatori segnali a supporto della validità di questa proposta di vendita.
Iniziative come la “Spesa Sballata” di Varese, in cui nel 2020 e nel 2021 i consumatori della zona hanno usato contenitori riutilizzabili nei supermercati, fanno registrare esiti favorevoli. Tra questi, il successo per non aver utilizzato circa 170 imballi monouso per ogni persona coinvolta ogni anno.
I progressi in tale senso saranno decisivi per i futuri sviluppi in ambito di sostenibilità, circolarità e packaging alimentare sostenibile della grande distribuzione. In ciò, i supermercati possono giocare un ruolo di primo piano istruendo il proprio personale e fornendo alla clientela confezioni da riusare per prodotti freschi, appositamente create in collaborazione con studi di ecodesign, proprio come HENRY & CO. Insieme a noi potrete studiare il vostro posizionamento e il vantaggio di essere i primi ad adottare una filosofia di design sostenibile, raccogliendo sul breve e sul lungo termine i frutti di un modello di business più etico.