La Blockchain rappresenta indubbiamente una delle più importanti innovazioni nell’ambito delle tecnologie digitali; inizialmente collegata alla sola sfera finanziaria, e alle criptovalute, oggi potrebbe essere un ottimo strumento per favorire la transizione ecologica.
Cosa è la Blockchain?
Ma quindi, che cos’è la blockchain? Letteralmente “catena di blocchi”, si tratta di un registro, un database distribuito, decentralizzato e crittografato, che permette di archiviare i dati inseriti in modo sicuro e indelebile, certificandone la provenienza ed impedendone la contraffazione.
La struttura distribuita rende possibile la totale disintermediazione: ogni operatore della rete, “nodo”, detiene una copia dell’intera storia del database. I nodi che provano ad inserire dati in contrasto, vengono estromessi.
Le blockchain possono essere permissionless e permissioned, a seconda che sia concesso o meno di diventare un nodo della rete o che sia necessaria un’autorizzazione.
La scrittura delle informazioni è gestita da contratti intelligenti, gli smart contract, che assicurano che chi scrive i dati ne abbia l’autorizzazione e che i dati inseriti rispettino alcuni principi stabiliti. L’Italia ha dato valore legale alla blockchain e agli smart contract a fine gennaio 2019, con un emendamento approvato dal Senato, al disegno di legge sulle semplificazioni del pacchetto Stabilità 2019.
Questa tecnologia può essere applicata a qualsiasi risorsa che deve essere archiviata, distribuita o negoziata, che sia denaro, beni, proprietà, lavoro o persino voti. In quest’ottica, le modalità attraverso le quali sarà possibile utilizzare questa tecnologia in chiave sostenibile sono molteplici.
La Blockchain a servizio della transizione ecologica con il tracciamento dei rifiuti
Nonostante la blockchain non sia ancora diventata mainstream, i suoi utilizzi stanno aumentando esponenzialmente, grazie alle molteplici possibili applicazioni. Il tracciamento di filiera, primo fra tutte.
Come tecnologia di certificazione, risulta infatti particolarmente adatta a gestire i processi e i sistemi di approvvigionamento di materie prime e di materie prime seconde nelle diverse fasi del trattamento dei rifiuti.
La tracciabilità, l’approvvigionamento dei materiali, la produzione, il consumo e la gestione del fine vita, sono essenziali per garantire il recupero, il riuso e il riciclo di materia, evitare gli sprechi, ed effettuare un corretto smaltimento. Una condizione essenziale per favorire la circolarità.
La tecnologia blockchain inserisce un importante fattore di risparmio economico, perché elimina la necessità di audit di soggetti terzi per l’efficienza, evidenziando i passaggi ridondanti o inutili, e di posizionamento, grazie alla totale trasparenza e visibilità di comportamenti ambientali ed etici. Si dimostra inoltre un efficace strumento di prevenzione del traffico illecito di rifiuti e del fenomeno delle cosiddette ecomafie.
La blockchain potrebbe anche prestarsi a supportare la tracciabilità internazionale nell’ambito delle spedizioni transfrontaliere di rifiuti, dei sottoprodotti o prodotti derivanti da processi End of Waste, garantendo che il materiale venga trattato dagli altri paesi in maniera conforme al proprio.
Il tracciamento degli imballaggi in metallo
La prima sperimentazione di questo tipo di applicazione di blockchain è stata fatta sul ferro da imballaggi riciclato presso l’impianto di ECOLOGICA TREDI, anche al fine di rendere più celere e sistematica la rendicontazione di tale attività a RICREA (Consorzio Nazionale Riciclo e Recupero Imballaggi acciaio).
Notarizzando tutte le operazioni che coinvolgono imballaggi in ferro è possibile tracciare l’intera lavorazione e l’effettivo riciclaggio del ferro da essi ottenuto. Ogni singola lavorazione è identificata da un codice univoco e ogni informazione inserita all’interno della blockchain diventa immodificabile, incensurabile e trasparente. È così possibile operare un tracciamento completo di ogni partita gestita da Ecologica Tredi.
Il settore della gestione rifiuti – ci spiega Enrico Filippi, Direttore Commerciale di Ecologica Tredi – è oggi governato da un sistema normativo rigido e vincolante per tutti gli operatori della filiera e, pur con l’adozione di software gestionali specifici, è tutt’oggi basato sulla produzione, lo scambio e l’archiviazione di documenti in formato cartaceo, che sono principalmente: il Formulario di Identificazione Rifiuti (FIR) e il Registro di carico e scarico dei Rifiuti.
Con il SISTRI (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti), tra il 2012 e il 2018, il Ministero dell’Ambiente ha provato ad introdurre un sistema informatico centralizzato per la tracciabilità dei rifiuti, ma molteplici fattori ne hanno determinato la fine.
Ma è certo che la via della digitalizzazione sia l’unica percorribile per una gestione sostenibile ed efficiente dei rifiuti e la blockchain sarà certamente la tecnologia di riferimento.
Abbiamo dunque scelto di andarle incontro, prendere dimestichezza e fare palestra, per imparare a conoscerla e gestirla, piuttosto che doverla subire quando ci verrà imposta
Per questo motivo abbiamo scelto di creare, con grande investimento e sforzo iniziali, la blockchain RICOIN. Siamo più che convinti che sia davvero la tecnologia con cui ci scontreremo o ci incontreremo nei prossimi anni. Trent’anni fa, l’utilizzo di internet e del sito aziendale sembrava avveniristico, oggi, lo stesso atteggiamento pioneristico, speriamo possa esser vincente.
Ma c’è un altro elemento di grande rilevanza emerso da questa nuova impegnativa avventura. Il concetto di condivisione e diffusione.
La Blockchain è una tecnologia distribuita. ECOLOGICA TREDI, con RICOIN, ha avviato un percorso di digitalizzazione della tracciabilità dei rifiuti, ma ora deve essere diffuso, condiviso, scalato.
Questo concetto rappresenta un cambio epocale rispetto al tradizionale approccio aziendale, una svolta culturale. È questa la lezione più interessante che abbiamo portato a casa da questa esperienza.
L’imprenditoria tradizionale ha sempre trattato il proprio know how come un prezioso segreto aziendale da custodire con gelosia, il plus che la rende più competitiva delle altre.
Quando siamo entrati in contatto con il mondo della blockchain, siamo stati coinvolti in un mondo completamente diverso, fatto di condivisione e confronto. Un approccio diverso, che vedo proprio nella partecipazione diffusa la possibilità di fare qualcosa di grande.
Così se RICOIN, resta prerogativa al 100% solo di Ecologica Tredi, avrà il monopolio di un progetto che va poco lontano, mentre condividerlo con un numero sempre maggiore di realtà, accrescerà il suo valore. Portando vantaggio distribuito.
Questo prototipo di blockchain, RICOIN, è stato sviluppato da PDC Academy ed è già programmato per essere applicato ad altre tipologie di rifiuto, ad ogni software di gestione rifiuti e a tutti i soggetti della filiera. Configurato come permissioned, ovvero non gestito da un ente centrale, prevede comunque un protocollo di autorizzazione perché nuovi nodi validatori (server dedicati a supportare la blockchain) e utenti possano poter partecipare alla crescita dell’ecosistema.
RICOIN permette anche lo scambio di messaggi e di file e l’esecuzione di votazioni tra account certificati, utile, ad esempio, quando si deve autorizzare un nuovo utente attivo.
Trascrivere le informazioni relative a processi su un registro immutabile, trasparente e decentralizzato, rappresenta un notevole passo avanti per la rendicontazione di tutte le attività che possono essere considerate critiche per il loro potenziale impatto verso la società e l’ambiente.
Proprio per queste sue caratteristiche, la blockchain potrebbe rivelarsi un utile strumento per favorire la transizione ecologica verso il paradigma di un’economia circolare.
Una tecnologia che obbliga alla trasparenza – ci spiega Leonardo Vescovo co-fondatore ed amministratore delegato di PDC Academy – non può che far bene all’ambiente, perché va a eliminare, o comunque scremare, quelle realtà che in modi diversi giocano a nascondino. Un metodico e corretto tracciamento della filiera, si pone come valido correttivo rispetto alla irresistibile tendenza umana di trovare espedienti per aggirare regole e uscire dal tracciato impegnativo delle rigidità istituzionali. Più sono i livelli di controllo, più è difficile barare, più ci si avvicina al livello di sicurezza ottimale.
Il modello della blockchain, inoltre, rappresenta in modo esemplare il concetto di sharing economy.
La blockchain è per sua stessa natura decentralizzata, e contempla dunque necessariamente una decentralizzazione anche dei profitti – prosegue Leonardo Vescovo. Se alcune aziende possono beneficiare di un ritorno economico, grazie alla scelta di trasparenza, questo beneficio potrà essere condiviso tra le parti coinvolte.
PDC Accademy crede fermamente in questo approccio, e sta avviando diverse collaborazioni per implementare questa tecnologia. Certo in un mondo utopico sarebbe ideale fossero Consorzi e Istituzioni a dare impulso e diffondere queste innovazioni tecnologiche, ma sappiamo bene che spesso sono gli imprenditori illuminati a investire e scommettere per primi in quelli che diventano poi i trend vincenti del futuro.