L’etichettatura ambientale potrebbe riportare sulla strada della sostenibilità e dell’ottimizzazione della gestione dei rifiuti secondo l’Osservatorio Immagino di Nielsen e GS1 Italy.
Oltre la metà dei consumatori italiani, infatti, dichiara di scartare istintivamente i prodotti con troppo imballaggio, evidenziando una rinnovata attenzione alle tematiche dello spreco e dei rifiuti da imballaggio superflui. Ma paradossalmente, solo un prodotto alimentare su quattro riporta in etichetta le informazioni sul corretto smaltimento della confezione. Per fortuna, dal 2020 è stato introdotto l’obbligo di etichettatura ambientale. Vediamo quali sono le nuove normative in vigore.
Etichettatura ambientale, la situazione in vigore
Il 75% delle confezioni alimentari non comunicano informazioni a sufficienza
Non dicono se il packaging può essere riciclato e come, o se è destinato invece all’indifferenziato.
Le confezioni di frutta e verdura sono le più comunicative, seguite dalle categorie del freddo, della drogheria alimentare e del fresco. Le bevande sono in fondo alla classifica.
Solo il 6,2% degli alimenti ha un imballaggio riciclabile al 100%: l’acqua in bottiglia è la più virtuosa, seguono i prodotti come bevande, carne, frutta e verdura, drogheria alimentare, i freschi e i surgelati. I cibi legati alle ricorrenze e i condimenti freschi, sono i prodotti con le confezioni meno riciclabili.
Questi i dati riportati dall’Osservatorio Immagino di Nielsen e GS1 Italy.
Eppure, oltre la metà dei consumatori italiani dichiara di scartare istintivamente i prodotti con troppo imballaggio e il 47% preferisce gli articoli plastic-free. (Osservatorio Packaging del largo consumo, di Nomisma).
E stiamo parlando solo degli imballaggi alimentari
Viene ora spontaneo domandarsi:
- quanti imballaggi vengono smaltiti nel modo sbagliato, perché mancano le informazioni in etichetta?
- quanti imballaggi sono realizzati ancora con materiali diversi accoppiati, che rendono più complicato il processo di riciclo?
La disciplina nazionale sull’etichettatura ambientale
Ecco perché è entrata in vigore la nuova normativa in tema di etichettatura ambientale, adottando due delle quattro direttive del Pacchetto sull’economia circolare: la direttiva sui rifiuti e la direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio.
Il decreto legislativo n.116 del 3 settembre 2020, recependo la Direttiva UE 2018/852 relativa agli imballaggi e ai rifiuti da imballaggio, apporta modifiche al decreto legislativo n.152 del 3 aprile 2006 e introduce l’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi dal 26 settembre 2020.
La norma impone che:
tutti gli imballaggi siano opportunamente etichettati secondo modalità stabilite dalle norme tecniche UNI applicabili e in conformità alle determinazioni adottate dalla Commissione dell’Unione europea, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi, nonché per fornire una corretta informazione ai consumatori sulle destinazioni finali degli imballaggi. I produttori hanno, altresì l'obbligo di indicare, ai fini della identificazione e classificazione dell'imballaggio, la natura dei materiali di imballaggio utilizzati, sulla base della decisione 97/129/CE della Commissione
Le linee guida per l’etichettatura ambientale di Conai
Quali informazioni che devono essere presenti sulle confezioni?
- la tipologia di imballaggio (scritta per esteso o con rappresentazione grafica);
- l’identificazione specifica del materiale;
- indicazioni sul tipo di raccolta (se differenziata o indifferenziata) e, nel caso si tratti si raccolta differenziata, indicazione della famiglia di materiale di riferimento.
Sono però numerosi i dubbi interpretativi che la nuova norma ha lasciato aperti. Per supportare imprese e cittadini a comprendere meglio la disciplina sull’etichettatura, CONAI, in collaborazione con l’Istituto Italiano Imballaggio, ha promosso un tavolo di lavoro e pubblicato il 16 dicembre delle Linee Guida che indicano, anche graficamente, come potrà essere strutturata un’etichettatura ambientale.
L’analisi del testo di legge ha fatto emergere alcuni elementi fondamentali da cui partire per costruire e leggere l’etichetta:
- l’etichettatura ambientale degli imballaggi dovrà contenere testi diversi a seconda della destinazione d’uso dell’imballaggio (al consumatore finale o canale B2B);
- l’etichetta ambientale va prevista per tutte le componenti separabili manualmente dell’imballo. Le informazioni potranno essere riportate sulle singole componenti separabili, sul corpo principale dell’imballaggio o sulla componente che riporta già l’etichetta e rende più facilmente leggibile l’informazione da parte del consumatore finale;
- è prevista la possibilità di soluzioni digitali come QR code e apposite APP qualora la tipologia di imballaggio non permettesse un’etichettatura chiara;
- l’ordine delle informazioni e la rappresentazione grafica restano appannaggio del produttore. Vi sono comunque alcune indicazioni di preferenza sui colori da utilizzare: Blu per la carta, Marrone per l’organico, Giallo per la plastica riciclabile, Turchese per i metalli, Verde per il vetro, Grigio per l’indifferenziato.
Antonella Manenti, Partner e Art Director di HENRY & CO. sottolinea l’importanza di saper cogliere la grande opportunità di cambiamento che questa nuova norma offre al settore dell’imballaggio internazionale:
L’aspetto grafico risulta fondamentale per agevolare il consumatore nell’interpretazione delle indicazioni per smaltire correttamente l’imballo. Evita quindi il generarsi di frustrazione e di spiacevoli errori a discapito dell’ambiente.
Non solo, le indicazioni di smaltimento, che un tempo venivano viste solo come tecnicismi e relegate spesso in un angolo semi-nascosto del pack, vengono ora viste di buon grado dal consumatore, che predilige prodotti e aziende che contribuiscono concretamente alla sostenibilità.
Ecco quindi che anche le indicazioni di smaltimento assumono un ruolo chiave nel packaging e vengono messe in evidenza con l’ausilio di illustrazioni o elementi decorativi capaci di risaltare e semplificare la lettura, ma anche di raccontare qualcosa in più dell’azienda.
Tempi di adeguamento e le imprese e decreto milleproroghe
Tornando alla norma entrata in vigore il 26 settembre, l’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi non ha previsto periodi transitori per consentire l’adeguamento alle nuove prescrizioni da parte dei soggetti obbligati.
Fin da subito, dunque, CONAI, Confindustria e molte altre Associazioni hanno proposto un regime transitorio di diciotto mesi che consentisse ai produttori e agli utilizzatori di imballaggio di adeguare i propri processi produttivi e gestionali ai nuovi obblighi previsti dalla norma.
Regime transitorio concesso dal legislatore con Decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183 (c.d. decreto Milleproroghe), che prevede la sospensione, fino al 31 dicembre 2021, dell’obbligo di etichettatura ambientale.
Il Decreto Milleprororoghe ha temporaneamente sospeso l’obbligo di riportare sugli imballaggi destinati al consumatore finale le indicazioni che riguardano il fine vita dell’imballaggio, mentre resta invece in vigore l’obbligo di apporre su tutti gli imballaggi (primari, secondari, terziari) la codifica identificativa del materiale. E le imprese del settore avranno un anno di tempo per adeguarsi all’obbligo e prevedere anche questa informazione sugli imballaggi destinati al consumatore finale.