Diverse aziende sono già attive per offrire una tipologia di packaging cosmetico il più possibile neutrale dal punto di vista dell’impatto ambientale, privilegiando soluzioni zero waste e minimali. Tuttavia, sarebbe auspicabile un approccio settoriale più incisivo e condiviso. Ma in quale modo? E come si progetta un tipo di packaging sostenibile? Lo vediamo in questo articolo, dove analizzeremo quali sono gli step e i fattori da tenere a mente per un packaging per la cosmetica a impatto ambientale ridotto.
L’industria cosmetica sta dimostrando una forte capacità di resilienza rispetto alla crisi generata dalla pandemia. A guidare le produzioni saranno soprattutto i nuovi valori legati alla sostenibilità ambientale, una scelta in parte obbligata dall’obiettivo globale e condiviso di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Il settore cosmetico fa largo uso di flaconi, tubi e vasi in PE e PET per confezionare, imbottigliare e dosare. Ma non solo.
La cosmesi tradizionale utilizza spesso le plastiche come ingredienti nelle formulazioni: materiali dalla granulometria finissima con azione esfoliante, levigante e detergente, in alcuni prodotti per capelli, per bambini e in diversi prodotti di make up.
In Italia, dal 1° gennaio 2020, è entrata in vigore la Legge di Bilancio 2018 che ha ufficialmente posto il divieto di utilizzare microplastiche all’interno dei cosmetici da risciacquo.
Packaging cosmetico sostenibile o zero waste?
Sollecitata da una forte esigenza di trasparenza e responsabilità nei confronti del consumatore, l’industria cosmetica nazionale continua ad investire in ricerca e innovazione sul packaging cosmetico e sul resto della filiera: dalla formulazione alla produzione alla distribuzione, è stata avviata un’importante revisione di ingredienti, materie prime e sistemi di produzione, ma anche di processi produttivi innovativi a emissioni ridotte, ideati per ridurre la quantità di materiali di imballaggio e di nuovi materiali per il confezionamento. E qua entra in gioco un’importante differenza da conoscere.
Packaging cosmetici sostenibili e contenitori per cosmetici zero waste non sono la stessa cosa.
Quello sostenibile punta a ridurre la propria impronta ambientale ed è realizzato con materiali non inquinanti (dal bamboo al vetro ); quello zero waste punta ad azzerare il proprio impatto ambientale ed è un imballaggio che tende a un ciclo di vita circolare, comprendendo le fasi di utilizzo, riutilizzo o riciclo, secondo il metodo del Circular Design Thinking.
Come progettare packaging cosmetici in un’ottica sostenibile
Esistono diverse tipologie di packaging cosmetici, e la loro progettazione implica un percorso che parte da una profonda responsabilità e consapevolezza dell’impatto che si ha sull’ambiente. Nel caso dell’industria cosmetica, bisogna considerare l’ampiezza del mercato della cura della persona, che sfiora i 490 miliardi di dollari l’anno. Consapevoli del loro ruolo, molte multinazionali hanno già avviato dei processi di conversione verso prodotti più green. Diventa dunque indispensabile ripensare il ciclo di vita del packaging e rispettare i principi delle 5R della sostenibilità: Ripensare, dunque reinterpretare i materiali per riutilizzarli in una prospettiva circolare, Riciclare, Rimuovere i materiali in eccesso, Ridurre e Rinnovare, in modo da minimizzare l’impronta ambientale.
Per fare un esempio concreto, prendiamo il caso di un’industria di packaging per cosmetica che si è rivolta a HENRY & CO. con l’obiettivo di ridurre il consumo di plastica e lo spreco di materie prime proponendo packaging cosmetici per deodoranti ricaricabili e a impatto ambientale contenuto.
Ci siamo dati dei punti chiave per lo sviluppo del design di contenitori per cosmetici a impatto ridotto:
- Modifiche minime: leggeri interventi all’estetica del prodotto mantenendo immutato il meccanismo di funzionamento
- Ricariche Eco: ricariche che impattano poco sull’ambiente attraverso l’utilizzo di packaging riciclabili/compostabili
- EASY-TO-USE: facilità di utilizzo dei prodotti nella fase di ricarica, senza mai venire a contatto diretto col deodorante
Il risultato è un packaging cosmetico refillable in cartoncino rigido, perfetto per l’esposizione e per rendere riconoscibile il prodotto, la cui ricarica viene effettuata senza dover aprire il flacone, ma direttamente dall’uscita del deodorante. Sono stati pensati due possibili packaging per la ricarica, entrambi riciclabili: uno in cartoncino e l’altro in carta. Durante il cambio, l’utente non viene mai a contatto con il nuovo deodorante, così da garantire la massima igiene. Abbiamo dunque cercato di ragiornare in un’ottica di circolarità per offrire la massima performance, sia per il consumatore, che per l’impresa e per l’ambiente. A partire dalla problematica presentataci dal cliente, ovvero quella di proporre delle confezioni facilmente riciclabili garantendo estetica e igiene, siamo giunti a una proposta efficace. La chiave è stata la metodologia del Circular Design Thinking, che consente di ragionare prima dal punto di vista dell’esperienza utente e poi di proporre una soluzione.
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Packaging cosmetici, la rivoluzione dei prodotti solidi, nudi o ricaricabili
Alcuni brand offrono invece prodotti solidi equivalenti a prodotti liquidi sotto forma di panetti. Questa soluzione “all in packaging“, applicata a una vasta gamma di prodotti cosmetici come shampoo, balsamo e dentifrici, detergenti e solari, permette all’industria cosmetica un grande risparmio di plastica, soprattutto di quella monouso.
Alcune aziende stanno sperimentando il lancio di prodotti privi di imballaggi al 100%. La scelta della confezione nuda è piuttosto audace e si presta soprattutto per le bombe da bagno, i bubble bar, lo shampoo bar, creme solide per massaggi e oli da bagno.
Un’altra strada per diminuire gli eccessi dei contenitori per la cosmesi, e allo stesso tempo fidelizzare la clientela, è la via della ricarica. Terminato il prodotto, è possibile portare o inviare il contenitore vuoto per il refill (che ha un prezzo ridotto rispetto all’acquisto del prodotto nuovo).
Qual è il packaging cosmetico del futuro?
L’industria cosmetica si sta impegnando nella sperimentazione e per farlo parte dalle soluzioni più semplici e immediate: eliminare gli imballaggi in eccesso.
Oltre a utilizzare materiali biodegradabili come carta e involucri a base vegetale, prova ad eliminare il superfluo: involucri a bolle, scatole di cellophane e involucri di fantasia. L’importante è non alterare le proprietà cosmetiche dei prodotti. Via libera a contenitori in vetro e metallo completamente riciclabili e impreziositi da dettagli di carta, silicone e bambù. La resina post-consumo, nota anche come HDPE PCR o HDPE, viene utilizzata come alternativa sostenibile ai contenitori di plastica.
Compaiono poi alcuni imballaggi alternativi come i cork pot in sughero o i knot wrap in tessuto.
Negli ultimi anni si sono moltiplicati sforzi e investimenti per lo sviluppo di plastiche alternative eco-compatibili e biodegradabili per il packaging cosmetico: un mondo complesso e variegato, ma ancora costretto all’utilizzo di additivi di derivazione petrolchimica per raggiungere le performance desiderate. Gli additivi utilizzati, seppur in percentuali molto basse (tra l’1% e il 5% massimo) rendono la bioplastica non completamente sostenibile.
Sembra che anche l’Università Bicocca abbia scelto di puntare su questo comparto, favorendo uno scambio di competenza accademica e industriale. È stato avviato un accordo di lunga durata stipulato con Intercos S.p.A., azienda leader a livello internazionale nello sviluppo e produzione di prodotti cosmetici, dal quale nascerà Joint Lab, un laboratorio tecnologicamente all’avanguardia per attività di ricerca di altissimo livello.
Il professore Salvatore Torrisi, pro-rettore alla Valorizzazione della Ricerca dell’Università Bicocca, ha spiegato come questa convenzione offra la possibilità di avviare uno scambio continuo sul piano della ricerca di nuovi materiali e nuove tecniche di lavorazione sostenibile. Si tratta di dar vita ad un esperimento avanzato di trasferimento di conoscenza e di sviluppo tecnologico congiunto: la sfida più importante sarà la capacità collaborare tra ricerca industriale e ricerca universitaria, industria cosmetica e istituzione accademica, in una prospettiva di lungo periodo.
Abbiamo incontrato Giuseppe Lattanzi, il responsabile della Area Innovation di Intercos, per meglio capire quali passi sta facendo l’azienda e quali le priorità e gli obiettivi per l’area del packaging cosmetico.
Il dipartimento Intercos di Innovazione collabora a stretto contatto con le varie BU di prodotto, “sfornando” prodotti ottenuti con tecnologie innovative e formule più performanti e con nuove texture attente alle richieste di sostenibilità dei brand ma lavorando anche sulla riduzione delle risorse necessarie per produrre i cosmetici. Ad esempio, progetti importanti sono quelli mirati a ridurre le dimensioni di materiale plastico per i posaggi necessari ad alimentare la catena di produzione perché, come auspicato, la riduzione della plastica è un must anche per la nostra azienda e per i flussi produttivi. Da diverso tempo è anche operativo con successo un progetto di economia circolare volto a riciclare dei componenti fondamentali nella produzione di una categoria di prodotto, con un notevole risparmio di materie prime e risorse preziose quali l’acqua.
Altra attività importante del team Innovazione è quella di disegnare un formato di packaging cosmetico adatto a contenere le formulazioni innovative, tenendo ben presenti i criteri attuali di sostenibilità bene espressi dalla fondazione Ellen MacArthur (Reduce – Reuse – Recycle) e secondo i pilastri della Global Sustainability Policy rilasciata nel 2019.
La nostra ambizione è quella di sperimentare un maggior numero di materiali e tecnologie possibili ma dobbiamo sempre tener presente la sicurezza del prodotto nonché la sicurezza del consumatore finale. Il processo di omologazione di un nuovo materiale, per quanto questo sia riciclato o garantito come sostenibile e “buono per l’ambiente”, per noi è uno step estremamente importante in cui nulla deve essere tralasciato e talvolta ci fa scartare alcune proposte interessanti se pregiudicano le caratteristiche del prodotto.
Lavoro costante è quello di ridisegnare i formati di packaging esistenti cercando come poterli sgrammare o di valutare come trasformare packaging multicomponenti con materiali diversi in un packaging cosmetico possibilmente monomateriale per facilitarne il riciclo secondo i diversi criteri di recupero. La plastica, come altri materiali, è fondamentale per preservare e veicolare le nostre formule e tutti i nuovi progetti hanno lo scopo di ridurre la quantità che diventerebbe rifiuto, se non adeguatamente recuperata. Laddove possibile promuoviamo il concetto di “ricariche” per ridurre packaging cosmetico e contenitori ma anche lato prodotto stiamo lavorando su formulazioni concentrate/compatte che consentono alla consumatrice di creare un prodotto solo nel momento del reale utilizzo quindi “fresh made”.
E le nuove idee nascono sfruttando sempre l’esperienza di quasi mezzo secolo dell’industria cosmetica!