Quali effetti ha avuto la pandemia sulla gestione dei rifiuti? Ce lo spiega Italia del Riciclo, il rapporto annuale sul riciclo e il recupero dei rifiuti, che nonostante i disagi dovuti ai lockdown ha evidenziato un trend di crescita costante nella quantità dei rifiuti raccolti e riciclati e nello sviluppo tecnologico che ha consentito di raggiungere vere e proprie vette di eccellenza europea.
Negli ultimi undici anni l’Italia del Riciclo, il rapporto annuale sul riciclo e il recupero dei rifiuti, ha continuato a evidenziare un trend di crescita costante nella quantità dei rifiuti raccolti e riciclati e nello sviluppo tecnologico che ha consentito di raggiungere vere e proprie vette di eccellenza europea.
L’edizione 2020 del Rapporto annuale “L’Italia del riciclo”, curato da FISE Unicircular e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, contiene un focus dedicato all’impatto della pandemia sulle attività del riciclo.
Perché pandemia e lockdown, con il divieto di circolazione e la chiusura di molte attività economiche, hanno di fatto avuto effetti anche sulla gestione dei rifiuti, pur se diversificati a seconda delle filiere.
La priorità per Consorzi e imprese, anche nei mesi di emergenza, è rimasta quella di garantire su tutto il territorio nazionale la continuità del servizio di ritiro e avvio al riciclo, cercando di prevenire la saturazione degli impianti e una crisi del sistema.
Il mercato dei materiali riciclati, durante il lockdown e nei mesi successivi, è stato strettamente collegato alle variazioni della domanda di materiale da riciclo e all’operatività, o blocco, dei settori applicativi a valle. Molti mercati penalizzati da una domanda già debole a causa delle difficoltà dei comparti utilizzatori (su tutti automobilistico e costruzioni), hanno subito un ulteriore rallentamento.
Oggi, possiamo affermare che non è sbagliato ipotizzare che i dati relativi alla prima metà dell’anno potrebbero essere, per alcune filiere, rappresentativi di quello che emergerà dal consuntivo di fine anno, considerato l’andamento dell’emergenza sanitaria e le misure di contenimento prese negli ultimi sei mesi del 2020. L’industria produttiva non ha subito nuovi stop, ma quella del consumo sì, food e non food. Da non trascurare inoltre l’effetto accumulo: se la prima ondata è stata caratterizzata dal disorientamento, la seconda si è sommata alle sofferenze di mercati e consumi già registrate con la prima, a volte amplificandole.
La gestione dei rifiuti nel primo semestre 2020
I dati dei primi sei mesi del 2020, compresi dunque i due mesi di lockdown, hanno registrato un incremento del 5% per i conferimenti di rifiuti da imballaggio al sistema CONAI rispetto allo stesso periodo 2019: aumento per vetro, plastica, carta/cartone e acciaio, calo per alluminio e legno.
Ha subito importanti riduzioni la raccolta per tutte le filiere collegate alle isole ecologiche (per esempio i RAEE) e quelle legate alle realtà industriali e commerciali che sono state costrette a interrompere o diminuire l’attività di produzione.
Calo del 15% per il rifiuto organico. L’aumento dei rifiuti domestici non ha compensato il calo proveniente dalle utenze collettive come mense, ristoranti, pubblici esercizi. Equilibrio che si è poi ristabilito con la ripresa di tutte le attività produttive, commerciali, turistiche.
Le differenze territoriali della raccolta sono state ovviamente rilevate in modo più marcato nei Comuni ad elevata vocazione turistica.
L’emergenza COVID-19 ha portato anche a un peggioramento della qualità della raccolta, specialmente nei mesi critici tra marzo e maggio.
Trattamento e valorizzazione
Le operazioni di trattamento e raccolta hanno vissuto momenti di allarme connessi al rallentamento di alcune attività industriali o al blocco totale di molte altre, con conseguente crisi degli sbocchi a valle del trattamento. Il rischio di saturazione degli stoccaggi di impianti di selezione, di riciclo e di termovalorizzazione sono stati in parte scongiurati con la circolare del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio del marzo 2020 che ha invitato le Regioni a prevedere deroghe straordinarie alle capacità di stoccaggio degli impianti autorizzati.
Materie prime seconde
La situazione del mercato delle Materie Prime Seconde (MPS) durante il lockdown e i mesi successivi è stata eterogenea da filiera a filiera e collegata all’effettiva domanda di materiale da riciclo e all’operatività o meno dei settori applicativi a valle.
Tutta la filiera collegata al settore alimentare e quello sanitario ha avuto necessità di approvvigionamenti. Segno negativo, invece, per tutti gli altri comparti, sottoposti a lockdown.
Questa crisi ha determinato, da un lato, una minore richiesta di MPS in alcuni settori tradizionali di utilizzo (come l’alluminio riciclato nel settore dell’automotive) e, dall’altro, una maggiore competizione da parte delle materie prime vergini per il crollo dei loro prezzi.
La soluzione per sostenere il settore della gestione dei rifiuti
Tra gli effetti della pandemia si contano anche i ritardi, i rallentamenti e i tagli degli investimenti programmati nel settore della gestione dei rifiuti e i ritardi dovuti anche all’ulteriore rallentamento della Pubblica amministrazione nel rilascio e/o aggiornamento delle autorizzazioni e nelle procedure di gara.
La riduzione dei ricavi è stata determinata da diversi fattori, tra cui i minori quantitativi di materiale e ribasso delle tariffe in ingresso agli impianti; crollo del contributo ambientale versato ai Consorzi a causa della riduzione delle vendite; aumento dei costi per misure necessarie a far fronte all’emergenza; crollo delle quotazioni delle materie prime seconde.
Per stimolare il riciclo e l’economia circolare del settore dei rifiuti il Rapporto 2020 raccoglie la richiesta degli operatori del settore di semplificazione normativa e burocrazia e un’accelerazione dei processi autorizzativi. Il sistema italiano del riciclo potrà poi proseguire nel suo percorso di crescita quantitativa e qualitativa solo se verranno recuperati i ritardi e le carenze impiantistiche ancora presenti in alcune zone del Paese.
Con l’aumento della quantità di rifiuti riciclati, è inoltre necessario promuovere un impiego più consistente dei materiali generati dal riciclo dei rifiuti, rafforzando il ricorso a prodotti e beni riciclati negli acquisti pubblici verdi (Green Public Procurement) e introducendo l’obbligo, per determinati prodotti, di un contenuto minimo di riciclato, anticipando le azioni previste dal nuovo Piano europeo sull’economia circolare.
Infine, occorre che i prezzi riflettano i reali vantaggi e i reali costi ambientali. E quando non possibile, intervenire con il contributo ambientale, o con la fiscalità, per disincentivare pratiche con impatti negativi sull’ambiente e favorire i prodotti circolari.
Scopri il progetto sviluppato da HENRY & CO. per Fater Smart per il recupero dei pannolini usati.